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21 maggio 2010

Ac/Dc, 47 mila per l'INFERNO ROCK a Udine


Lo stadio Friuli è un inferno. Di quelli però dove ci si diverte, tanto. Per arrivarci basta prendere una “Highway to hell” o montare al volo sul “Rock N’ Roll Train”. Casellante e macchinista, Angus Young. Mercoledì sera lo stadio di Udine è un girone infernale, 47mila (esaurito in quattro giorni) provenienti da tutt’Italia e dall’estero per l’unica data italiana del “Black Ice tour 2010” degli Ac/Dc. Il compito di scaldare un pubblico che carbura a birra dalle prime ore del giorno tocca a Maurizio Solieri, chitarra storica di Vasco, che se la cava portando metà Steve Rogers Band e una voce metal come Michele Luppi. Il tempo di cambiare set e entrano Le Vibrazioni. Volano bottiglie e bordate di fischi. L’intervento di Pino Scotto per “Rock and roll” dei Led Zeppelin, dedicato dal cantante a Ronnie James Dio, calma per poco il pubblico. Poi a Francesco Sarcina & Co. tocca ancora schivare le bottigliette lanciate sul palco. Il batterista Alessandro Deidda, è quello che la prende peggio, all’ultimo colpo, prima di uscire dal palco, distrugge la batteria. Il sole è calato, le decina di migliaia di corna diaboliche sulle teste dei fan lampeggiano ad intermittenza davanti ad un palco immenso, sovrastato da due enormi cappelli cornuti siglatidalla A di Angus Young. 21.30 precise. Si spengono i fari. E i due enormi visual sul palco lasciano partire un cartoon animato, sexy e divertente dove un Angus Young macchinista di treno è alle prese con due diavolette dispettose. Partono i freni d’emergenza e la locomotiva si fa reale entrando sul palco sulle note di “Rock N’ Roll Train”.


La chitarra di Angus Young appare dal centro della pedana (35 metri che percorrerà avanti e indietro per tutto il concerto), addosso la mitica divisa da scolaretto, negli occhi e nelle mani solo l’energia del puro rock. “Grazie! Come stai Udine”, urla in italiano Brian Johnson, poi torna all’inglese per un “Noi tutti facciamo rock n roll” e parte “Hell Ain’t a Bad Place to Be”. E l’inferno non sembra proprio aver fatto tanto male agli Ac/Dc, dal 1973 simbolo dell’heavy granitico “made in Australia”, che dopo 200milioni di dischi venduti tornano sul palco nella formazione storica con Brian Johnson alla voce, i fondatori Angus e Malcom Young , chitarra solista e chitarra ritmica, il titanico Phil Rudd alla batteria e Cliff Williams al basso elettrico. Le emozioni diventano forti con “Back in Black”, 1980, rinascita della band dopo la morte del primo cantante Bon Scott. Il pugno stretto e portato al cielo da Johnson racconta più di mille parole. “Buonasera Udine, questa canzone è dell’ultimo album”, e parte “Big Jack” (da “Black Ice”, 5 milioni di dischi venduti), poi arriva ““Qualcosa di speciale”, come dice Johnson sotto la sua coppola scozzese, e il riff è quello di “Dirty Deeds Done Dirt Cheap”. “Shot Down in Flames”, è accolto da bengala accesi nel prato e da Angus che lancia via il cappellino. Al riff, potente e modernissimo, di “Thunderstruck” il pubblico impazzisce. Dopo “Black Ice” c’è il tempo per un blues, la cattivissima ma spassosa “The Jack”, dilatata dalla band con Angus e Brian che si rincorrono lungo la pedana. Sempre chitarra in mano lo scolaretto di 55 anni Young diverte il pubblico con uno striptease che si conclude con i pantaloni calati e i boxer degli Ac/Dc, due lettere per chiappa.


Cala dal cielo una campana nera di 5 metri, Johnson pende la rincorsa e si attacca alla corda del batacchio per i rintocchi a lutto di “Hell Bells”: emozione e spettacolo. In “Shoot to Thrill”, Young sembra un ragazzino, sudato a torso nudo con fuori una temperatura da giacca. Dopo il nuovo “War Machine”, tocca al classico “High voltage” e tutti in piedi (per chi non lo è già) per “You Shook Me All Night Long”. Il fuoco è necessario per la dinamite di “T.N.T.” in cui la batteria diventa incudine nel cuore dei fan. “Si chiama Rosie….” accenna il cantante, e un gonfiabile di 10 metri di una prosperosa lady compare a cavalcioni del treno per “Whole Lotta Rosie”. La chiusura è scritta nella storia. Su “Let There Be Rock” nei visual le copertine degli album si animano, una storia di rock con Angus Young come icona assoluta che si scatena in un assolo finale di 20 minuti. “Duck walk”, corse sfrenate, chitarra sopra la testa, in ginocchio, disteso, simulando convulsioni sulla pedana che diventa ascensore. Non sbaglia mai una nota, macina chilometri e tiene in pungo il suo pubblico a cui dà tutto e riceve tanto. Young è uno dei più bravi chitarristi al mondo, almeno facendo sul palco tutto quello che fa. Chi non lo pensa, non l’ha mia visto dal vivo. “Buonanotte, grazie!”, saluta sotto la sua coppola Johnson. Poi arrivano i bis. Da un denso fumo rosso, spunta Angus, diavoletto del rock, con tanto di corna. È “Highway to Hell”. È l’apoteosi. Johnson indossa la maglietta dell’Italia e Young gli arriva a suonare fin sotto le gambe. I saluti sono per “For Those About to Rock (We Salute You)”. Sul palco si materializzano quattro batterie di cannoni che sparano a salve in cielo per salutare i 47mila dello stadio. “Forza Italiaaaaa” urla Johnson, solo applausi per chi la storia del rock l’ha scritta e continua a farlo.

FlashForward cancellato: V avrà invece una seconda stagione


















Cattive notizie per noi fan di Flash Forward il telefilm in onda su FOX che avrebbe dovuto sostituire Lost nel cuore di molti fan: la serie con Joseph Fiennes non avrà una seconda stagione ma si fermerà all'episodio finale della prima che andrà in onda il 27 maggio.

Destino diverso per il Visitors del nuovo millennio, V: nonostante un inizio traballante, i numeri danno ragione al serial in onda su Joi a cui è stato dato il semaforo verde per una seconda stagione.

Stones In Exile a Cannes



















Mick Jagger, dopo i vari gossip sui ricevimenti nella sua villa, situata nell'entroterra di Cannes (un giornale ha parlato di chic e di shock) è sbarcato in sala a presentare il film Stones in Exile di Stephen Kijak. Nonostante le rughe e i capelli tinti, devo dire che il nostro ha un fisico asciutto e la vitalità di un ragazzino. Si è presentato con un foglio in mano per leggere il francese che ammette di non conoscere. In questo francese impacciato ha esordito dicendo più o meno: negli Anni '60 eravamo giovani e stupidi. Adesso siamo stupidi. Detto da lui... Ha aggiunto poi di aver ripercorso i luoghi in cui i Rolling Stones hanno inciso durante il loro ‘esilio' in Francia, e di essersi molto emozionato.

In effetti, il film (se pur breve, un'ora circa) ripercorre quei momenti, con documenti d'epoca in bianco e nero, commentati dai protagonisti:
Jagger, Keith Richards con la compagna Anita Pallemberg, Charlie Watts. Sono quei flashback che chi ha vissuto il periodo ama rivedere, senza il supporto della nostalgia, per puro piacere, condiviso a Cannes da una frotta di giovani. Avrei voluto vivere in quel periodo…

20 maggio 2010

"Are You Experienced?" Again?











Con una mossa da storia della discografia, gli eredi Hendrix hanno spostato il catalogo della Experience dal gruppo Universal, dov'era da sempre, al gruppo Sony. Ora provvedono a nuove edizioni dei dischi classici, incuranti del fatto che è la quarta vita in CD di questi brani; e che già nella penultima, anno 1997, si era provveduto a restaurare il materiale con un remastering dai nastri originali affidato al tecnico dell'epoca, Eddie Kramer. La novità di questa edizione è costituita da un DVD aggiunto dove si ricostruisce la storia del disco con interviste ai protagonisti. E' un buon complemento che peraltro non chiude la vicenda; perchè esistono nastri con alternate takes non detenuti dalla famiglia Hendrix che potrebbero tornare utili per una edizione filologica (e forse finale) di questo storico album.

Chas Chandler, bassista dei gloriosi Animals, scopre Jimi Hendrix una sera dell'estate 1966 al Cafe Wha? del Greenwich Village, a New York, mentre si esibisce con il nome di Jimmy James davanti a pochi avventori. "In quel piccolo locale," ricorderà anni dopo Mike Bloomfield, "con una Stratocaster, un amplificatore Fender Twin Reverb e un fuzztone Maestro, Jimi otteneva qualsiasi suono immaginabile." Colpito da quella sfrenata fantasia, Chandler decide di produrre il giovane talento e lo porta in Inghilterra, affiancandogli con buon intuito due musicisti della nuova leva: il bassista Noel Redding e il batterista Mitch Mitchell. Insieme si battezzano Experience, e in due anni e mezzo cambieranno nel profondo la scena musicale.

Tra i primi di novembre 1966 e l'aprile 1967, la band tiene decine di applauditi show e registra solo a spizzichi a bocconi, senza una precisa strategia e cura della musica. Chandler è un produttore intelligente e disponibile ma controlla severamente i costi e concepisce i dischi come pura leva promozionale; devono essere completati in poche ore, come ai tempi del beat, con una take o due al massimo, su nastri magari di riciclo. Jimi al contrario è un perfezionista che tende all'ossessione, teorico delle sovraincisioni multiple, capace di lavorare per ore a un effetto o a un missaggio con il prezioso contributo di un tecnico del suono che farà strada, Ed Kramer. Sembra un paesaggio confuso e frustrante, invece è unastairway to heaven. In fondo a quel lavoro frammentario in mesi agitati, che non occuperà in tutto più di 60 ore, ci sono alcuni singoli di favolosa bellezza (Hey Joe, Purple Haze, The Wind Cries Mary) e soprattutto il primo album Experience, uno dei grandi tesori della storia rock.

Are You Experienced? è "forma libera", come Jimi all'epoca spiega con esaltate parole, "espressione creativa senza costrizioni o inibizioni" - un viaggio mai concepito prima nell'universo dei suoni elettrici, con l'equipaggiamento scarno di chitarra, basso e batteria più le piccole meraviglie tecniche a disposizione in quei giorni e, soprattutto, l'inquieta, sensibilissima immaginazione del protagonista. Un album-caleidoscopio, con forme sempre diverse: in Manic Depression è un impastigliato tre quarti ("il più veloce e nevrotico valzer mai ascoltato!"), in Red House un blues canonico, imparato nei sacri bordelli di Chicago e del Sud, in May This Be Love una ballata dolce, in Foxy Lady il R&B più sinuoso e lascivo. Mano a mano che l'album procede, la materia si fa più incandescente e la chitarra di Jimi trova accenti sbalorditivi. In I Don't Live Today fa la sua prima apparizione il pedale wah wah, con quella voce strozzata che segnerà poi brani indelebili come Hush Now e Rainy Day Dream Away; in Are You Experienced? un nastro al contrario entra in collisione con la chitarra distorta e provoca schegge sonore come di un perverso violoncello; e in 3d Stone From The Sun, il capolavoro, la chitarra compie un viaggio "nello spazio" degno di Sun Ra e della sua Arkestra, capace di offuscare anche l'interstellar overdrive che il modulo spaziale Pink Floyd intraprende in quegli stessi mesi.










Jimi è il demiurgo, l'inventore assoluto, il tiranno. Kramer è il suo complice, Chandler il suo limite, Mitchell e Redding semplici compagni di strada. A tratti gli Experience sono una band vera e nuovissima (Fire, per esempio, esempio di armonioso interplay), in altri momenti solo uno schermo su cui il protagonista proietta le sue fantasie, concedendo poco o nulla ai comprimari. La chiameranno "psichedelia", qualcuno vorrà costruire un triangolo magico ai vertici del quale Are You Experienced? appunto, The Piper At The Gates Of Dawn e il Sgt. Pepper. Hendrix rifiuterà sempre la definizione. "Mai e poi mai prenderò in considerazione quel termine, ‘psichedelia'," chiarisce in una intervista dell'epoca, scherzandoci su. "Piuttosto Bach e Beethoven. E' una mistura di rock, blues e jazz, qualcosa di molto personale che sta accadendo ora - una musica del futuro. Forse qualche pezzo è troppo avanti, chissà. So che ne sono contento."

La soddisfazione in realtà è mezza. Chandler lo ha compresso troppo, ha preteso pezzi brevi e gli ha levato letteralmente il nastro dalle mani in sede di missaggio per non perdere l'appuntamento con i primi show in terra americana. Succederà ancora di lì a poco, per il secondo Axis: Bold As Love; poi però Jimi prenderà il sopravvento, Chandler si chiamerà fuori e verranno altri metodi e altri ritmi in studio, del tutto diversi. Che strano però. Quando Hendrix avrà più tempo a disposizione e maggior controllo sul lavoro, le idee non fluiranno così libere, nuove, traumatizzanti come in questo indimenticabile album d'esordio.