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30 giugno 2010

Eighties Colours

















C'è un buco nero nella storia della musica italiana. Un buco nero che sembra avere inghiottito quella che per lo spazio di un lustro è stata un'incredibile esplosione di colori e creatività: l'effervescente scena neopsichedelica, garage e beat che tra il 1985 e il 1990 ha segnato in modo indelebile l'underground di casa". Sono le prime parole che introducono il libro di Roberto Calabrò, Eighties Colours (Coniglio Editore, pagg. 224, euro 34). Un librone fotografico e non solo, dalla copertina rosa, gialla, verde, blu con Luca Pikes a guardare il presente negli occhi. Una visione di colori, gruppi e suoni che hanno segnato un'epoca. Ora, scrive Calabrò "a distanza di venticinque anni è arrivato il momento di riaprire una pagina dimenticata della nostra storia musicale.

Tra il 1985 e il 1990 centinaia di giovani, stanchi dei dogmi della politica come delle atmosfere oscure del dark e della new wave, decidono di ritornare alla magia degli anni Sessanta. Per celebrare la gioia di vivere, le radici più pure del rock'n'roll. I capelli di nuovo lunghi e a caschetto, le camicie paisley, i "Chelsea boots", stivaletti a punta dei tempi dei Beatles. Il garage, la vitalità del beat, il fascino multicolore della psichedelia. Anche a Milano si crea una cerchia di appassionati che si allontana dalle algide atmosfere della new wave del passato. Prende forma un'intrigante scena neo-psichedelica.

Purple Haze, per me, per la psichedelica.. per l'atmosfera.. verso il cielo..


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